Tu sei qui: CronacaProcesso omicidio di Ravello: Patrizia Attruia non fu sedata prima di morire, malore in aula per Enza Dipino
Inserito da (Redazione), sabato 13 maggio 2017 09:03:28
Sembra essere alla svolta definitiva il processo per l'omicidio di Patrizia Attruia, la 50enne scafatese trovata cadavere il 28 marzo del 2015 in un appartamento di Ravello.
Nell'udienza celebrata ieri, 12 maggio, presso il Tribunale di Salerno, il presidente della Corte d'Assise, Massimo Palumbo, ha esordito escludendo in maniera definitiva l'ipotesi accusatoria per la quale Enza Dipino si trova da due anni ancora in carcere, dichiarando nulla la possibilità che la vittima sia stata sedata prima di essere ammazzata. Quindi tutta la storia della Benzodiazepine, che la Dipino (quasi descritta come una feroce omicida) avesse acquistato persino in una farmacia di Amalfi col chiaro intento - premeditato - di stordire e poi uccidere con facilità la sua "rivale in amore" oggi è tutta aria fritta. L'ipotesi, nei fatti, era già stata sconfessata con l'arresto, il 25 gennaio scorso, di Giuseppe Lima, ritenuto coinvolto nell'omicidio.
Un colpo di scena che mette in discussione, dopo la recente nomina d'ufficio di nuovi consulenti tecnici del PM Cristina Giusti (il medico legale e anatomo patologo Giovanni Arcudi, del tossicologo Carmelo Furnari dell'Università di Tor Vergata con la tossicologa e professoressa Renata Borriello, tutti del dipartimento di medicina legale e tossicologia dell'Università Tor Vergata di Roma) i criteri di investigazione clinica utilizzati dai precedenti periti nominati dalla pubblica accusa (il dottor Giovanni Zotti, autore dell'esame esterno della salma sulla scena del crimine e della successiva autopsia, il dottor Antonio Mirabella, direttore U.O.C. Anatomia Patologica dell'Asl Salerno e il tossicologo dell'Asl Luciano Pecoraro) la conduzione delle indagini. Per il presidente Palumbo inconsistenti le argomentazioni adottate dai periti salernitani relative agli aspetti tossicologici.
I nuovi consulenti tecnici hanno addirittura manifestato sconcerto per la distruzione di materiale probatorio (sangue e urine della vittima) indispensabile alla ricostruzione del fatto.
Tuttavia il presidente della Corte d'Assise ha limitato l'accertamento dibattimentale all'individuazione dell'epoca della morte della vittima e delle modalità con le quali sarebbe avvenuta.
Il professor Arcudi ha affermato che la causa della morte non sia avvenuta né per strangolamento, né strozzamento digitale: il decesso è avvenuto a seguito di una violenta aggressione, con arresto cardiaco causato da un riflesso nervoso. La colluttazione, verosimilmente con pugni e calci, è proseguita con una compressione sulla parte anteriore del collo, fatta con un mezzo contundente, come un bastone. Qui l'esperto anatomo patologo non si sbilancia, in considerazione delle numerose possibilità, compresa una parte del corpo dell'aggressore, avente però superficie ruvida, quale un braccio - come sostiene la difesa - coperto da un capo di abbigliamento ruvido.
Presente, ieri in aula, anche Enza Dipino, visibilmente provata e debilitata dai due anni trascorsi in carcere sotto il peso di questa atroce vicenda di cui inizialmente si era addossata ogni colpa. Chiamata al banco degli avvocati dai suoi legali Marcello Giani e Stefania Forlani (che stanno ribaltando le accuse iniziali, riaprendo di fatto il caso) la Dipino non ha retto l'emotività del momento, colpita da malore tanto da non dover essere portata fuori dall'aula. Sarà chiamata a deporre alla prossima udienza fissata per lunedì 15 maggio.
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