Tu sei qui: Economia e TurismoTurismo Religioso in Costa d’Amalfi: le chiese di San Francesco e Santa Chiara a Ravello
Inserito da (ilvescovado), sabato 7 gennaio 2017 00:00:23
Di Giuseppe Liuccio
A Ravello parli sottovoce per non profanare il silenzio e, quasi, per non appannare lo stupore della luce che carica di colori teneri anche l'ombra sotto gli archi delle case antiche. Ti capita sin da subito, se da Piazza Duomo imbocchi via Rufolo e ti incanti alla festa dei colori nel trionfo della bellezza delle ceramiche che arabescano i muri ed occhieggiano invitanti dall'interno dei negozi e ti catturano per il miracolo della violazione della legge fisica della compenetrazione dei corpi nelle botteghe artigiane, scrigni di tesori in cui è difficile distinguere il limite di demarcazione tra arte e artigianato e che "sfruttano" al meglio, con geniale creatività e con allegro apparente (solo apparente e molto coinvolgente) disordine, spazi minuscoli. Il tempo di un respiro d'ombra sotto l'arco della Villa, Rufolo ovviamente, e ti perforano e fecondano cuore, anima e pensieri i ricordi della musica con l'esperienza dell'alba lattiginosa, unica ed irripetibile altrove, sul mare di corallo con il sottofondo dei violini dall'avamposto di paradiso dei Giardini o delle montagne dell'Avvocata e del Falerzio dirupante su Capo d'Orso con la faccia dei Moro pietrificato di stupore, anche lui, nel fuoco della luna allo scoccare della mezzanotte, cullati dalla fuga di un pianoforte. Ah, la magia della poesia dei ricordi!
E lo spettacolo da visibilio di piacere continua lungo i comodi gradoni di Via San Francesco con gli scorci panoramici sul mare della Grande Storia e dei Miti verso Salerno e, giù giù, Paestum e Punta Licosa che canta nella nenia della risacca il lamento della Sirena gabbata da Ulisse pellegrino. A destra, a metà salita dell'aereo scalone a panorama mozzafiato, una piccola cappella ed una lapide ricordano che nel 1222 San Francesco passò di qui e vi si riposò, come testimoniano gli studi rigorosi di ricerca e caldi d'amore dell'amico storico ravellese Salvatore Amato. Intanto all'orizzonte, su in cima, appare il complesso monumentale di convento e chiesa di San Francesco anticipato dal parallelepipedo del campanile. È accogliente e spazioso l'atrio su cui s'aprono gli ingressi alla chiesa e al chiostro. Provvidenziale e funzionale, la panca al muro consente qualche minuto di riposo utile per continuare la visita. Ne merita una scrupolosa la chiesa linda ed ampia, anche se ad un'unica navata.
«Imbarocchita dal gotico d'origine, come scrive con efficace neologismo Guido Fulchignoni nella pregevole guida Ravello - Le cento chiese - Itinerari di storia, arte efede - con i suoi bianchi altari laterali, il giallo paglierino dell'intonaco, le bordature grigie degli archi, la navata unica sotto la volta a botte, l'abside piatta che racchiude il sontuoso altare di marmo, su cui campeggia una tela con San Francesco nella sua doppia manifestazione d'obbedienza al papa e di fede in Dio. Si venera qui il beato Bonaventura di Potenza, morto a Ravello nel 1711, il cui corpo è custodito in un'urna bronzea sotto l'altare maggiore, dal 1921». Da non perdere una visita all'attiguo chiostro del Convento, che ispira pace e silenzio. «Nel salone d'incontro - come scrive il già citato Fulchignoni -, affacciandosi alla balconata si ammira l'immagine mozzafiato della Costiera verso Minori». L'annesso convento merita una visita lunga e scrupolosa, che riserva sorprese straordinarie, a cominciare dalle opere in pietra del maestro ravellese Francesco Amato, conosciuto come Mastro Ciccio. Ma tutto il complesso merita una visita minuziosa e che mi riprometto di fare e di documentare prossimamente.
Intanto proseguiamo rapidamente oltre per una visita al convento di Santa Chiara. «Il monastero - come scrive il già citato Fulchignoni - sorge sulle propaggini occidentali del promontorio di Ravello, all'estremo del territorio più densamente popolato, là dove l'altopiano declina veloce verso il letto del Dragone», lungo la strada che conduce a Villa Cimbrone. È il convento delle clarisse, incredibilmente salvatosi intatto da tormento dei secoli. La chiesa è a pianta rettangolare, di impianto romanico, senza transetto. Suddivisa in tre navate e due colonnati di quattro colonne ciascuno. Belle le alte colonne in bianco marmo o grigio dai capitelli classici, alte circa tre metri, una scolpita ad elica. Sull'altare è posta una grande tela con la Madonna Assunta venerata da San Francesco d'Assisi e Santa Chiara; ai lati le statue lignee di San Francesco e Sant'Antonio di Padova. Nella parte di fondo della navata sinistra, poi, scoperto alla fine del 1800, un catino conserva i resti di uno straordinario affresco del 1297 di un bizantino Cristo Pantocratore. «E, per finire, una curiosità storica: era il 1297 quando il vescovo di Ravello Giovanni Allegro assegnò a nobili dame della città la Chiesa che qui sorgeva sotto il titolo di San Nicola in Persiceto, affinché le suore di clausura dell'adiacente Monastero avessero la loro sede. Una lapide attesta la donazione».
Ho segnalato due belle chiese dove è possibile praticare il precetto della messa festiva, specie nel periodo festivo. Per un pranzo con familiari ed amici nell'accogliente ed ospitale Ravello c'è solo l'imbarazzo della scelta. E se si ha la fortuna di una giornata di sole una passeggiata tra vicoli, chiese e ville c'è solo da ubriacarsi di bellezza tra emozioni che sanno di poesia, come quella che segue, che scrissi alcuni anni fa. Il mio compianto amico Maestro Franco Nico la musicò e la moglie Pina Cipriani cantò. Gestori per decenni dello storico teatro Sancaluccio di Napoli ed artisti di grande spessore, la incisero nel CD "Le canzoni di Amalfi" e la portarono in giro per il mondo. Per gli appassionati del genere la trascrivo qui di seguito, anche come rinnovato attestato d'amore per una città che sento mia: Ravello.
Sanno di cielo e mare
i gerani che ridono ai balconi
delle case antiche.
Il silenzio
si carica di voci e di mistero
nei vicoli che s'aprono ridenti
a pergolati di glicini e limoni.
Tubano miti amore
a bifore di torri
colombi screziati.
Folle d'amore e genio
Wagner cavalca la Walchiria
all'Eden ritrovato
nei giardini fioriti sull'abisso.
Sfumano dolci a turbine di luce
le cime dei Lattari
E mi ritrovo sperso
tra vortici d'azzurro
nel dormiveglia caldo del tramonto.
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