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Felicori già entusiasta di Ravello: «Ho trovato ottima atmosfera. Sfruttare l'intelligenza diffusa che c'è»

«Ho dentro di me due sentimenti contrastanti: l'orgoglio di questa nomina e il piacere per la stessa, ma ho anche un senso di responsabilità, quasi di timore di fronte ad una sfida gigantesca, soprattutto per i tempi»

Inserito da (Redazione), venerdì 25 gennaio 2019 17:01:22

«Il presidente De Luca mi ha dato un grande incoraggiamento. Non mi sono stati messi vincoli, anzi. Vai: ti diamo un potere. Usalo».

Il neocommissario della Fondazione Ravello, Mauro Felicori, ha così commentato ai giornalisti quelle che sono state le indicazioni del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca in merito al suo operato. «Mi ha fatto anche piacere - ha ribadito Felicori - che il suo sia stato un discorso generale, perché l'ho preso come un segno di fiducia. Evidentemente è convinto che una volta che ho studiato la cosa saprò come fare. De Luca mi ha detto che considera Ravello il posto più bello del mondo e quindi di attenermi a questo suo giudizio nel mio modo di lavorare. I beni culturali al Sud sono in buona parte ancora tutti da esplorare dal punto di vista della loro produttività. A Ravello parliamo di un paesaggio meraviglioso, di un festival di grande tradizione che sta in un paese eccezionale. Nonostante alcune criticità che ci sono state, non metterei l'accento su queste. Le criticità ci sono ma vanno superate; non sono tali da avere compromesso questa grande produzione».

«Ravello, un po' come tutto lo spettacolo dal vivo, soffre delle carenze di bilancio che ci sono state» continua Felicori. «Ma credo sia recuperabile. Quando si parla di cultura in Italia, io distinguo molto tra il mondo dei beni culturali e il mondo dello spettacolo. Il primo deve imparare a far da sé. Non c'è bisogno che il governo spenda più soldi per i beni culturali. Dovrebbe favorire il fatto che i musei siano in grado di produrre da sé la ricchezza di cui c'è bisogno. Faccio ovviamente un discorso estremo. Se si potessero spendere più soldi sarebbe, ovviamente, meglio. Per il mondo dello spettacolo sono convinto che tutti i sacrifici degli ultimi venti anni lo hanno fatto soffrire senza dare un serio contributo al bilancio dello Stato. Il mondo dello spettacolo dal vivo, che poi è molto importante per l'Italia, meriterebbe qualche attenzione in più. Nel caso di Ravello, fortunatamente, c'è un forte impegno della Regione Campania, molto solido. Possiamo comunque fare sempre meglio. Va detto, però, che allo stato attuale non abbiamo uno sponsor per l'edizione 2019 e lo dobbiamo trovare. Non avere ancora un programma per l'estate è una cosa di cui dobbiamo occuparci subito. Penso, comunque, che ce la possiamo fare».

 

 

«La musica classica deve rimanere il cuore del Ravello Festival. Già in passato vi sono state incursioni nella danza, nel jazz, nel pop. Non escludo che ciò possa avvenire ancora. Non mi dispiacerebbe aprire anche al teatro, in particolare alla prosa. Ma questo non vuol dire che si ridurrà il cuore centrale del Festival che deve rimanere la musica classica. Non tradiremo questa tradizione. L'immagine di Ravello è una immagine musicale. A questo mi atterrò anche da un punto di vista di budget e collaborazioni. Sto anche accarezzando un'idea - ma potrei anche smentirmi io stesso in futuro - di utilizzare il meraviglioso organo del Duomo, per una incursione nella musica sacra».

«Ambizione: è questa la parola su cui voglio porre l'accento più che sulle criticità.Ho dentro di me due sentimenti contrastanti: l'orgoglio di questa nomina e il piacere per la stessa, ma ho anche un senso di responsabilità, quasi di timore di fronte ad una sfida gigantesca, soprattutto per i tempi. Ho trovato un'atmosfera ottima nel paese e tra colleghi. Ho incontrato già i dipendenti della Fondazione, uno ad uno. Sono una risorsa strategica. Ho confermato già il segretario generale. Un manager di mestiere si occupa di efficienza e di efficacia. Si preoccupa di raggiungere i risultati migliori nel minor dispendio di energia. Io mi vedo come un direttore d'orchestra che quando va via l'orchestra è in grado anche di suonare da sola».

Secondo Felicori «il ruolo commissariale non va inteso come se la struttura dovesse lavorare di meno, anzi. Deve fare di più. Vorrei incontrare anche Maffettone e De Masi (ex presidenti della Fondazione Ravello, ndr) perché voglio ricostruirne la storia. Credo che chi è stato presidente qui mantiene comunque un rapporto affettivo anche nella polemica. Sono idee che voglio raccogliere. Ho l'umiltà di voler sfruttare l'intelligenza diffusa che c'è».

In due giorni a Ravello (era giunto nel pomeriggio di mercoledì per poi ripartire stamani) Felicori ha fatto la conoscenza del territorio, accolto dal confermato segretario generale Ermanno Guerra. Dopo l'insediamento nella nella sede di Via Wagner e un giro ai giardini del Monsignore, la visita a palazzo Tolla, sede del Municipio, per l'incontro col sindaco Salvatore Di Martino. Poi, naturalmente un tour alla scoperta di Villa Rufolo, l'Auditorium Niemeyer e Palazzo Episcopio, i tre beni che il manager bolognese è chiamato a mettere a sistema dall'alto della sua grande esperienza nel settore che lo aveva portato alla direzione della Reggia di Caserta. Inoltre Felicori ha fatto la conoscenza del personale organico alla Fondazione Ravello con colloqui singoli. Rientrerà a Ravello la prossima settimana: c'è il festival 2019 da organizzare.

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