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Fondazione Ravello, torna il caos: divisioni nette su Capitale della Cultura, Gianpaolo Schiavo: «Maffettone dimentica facilmente»

Inserito da (Redazione), domenica 10 settembre 2017 08:58:10

Dopo un lungo periodo di calma apparente tornano le tensioni in casa Fondazione Ravello. Terminato il Festival, al centro della polemica il progetto "Ravello Capitale Italiana della Cultura 2020" che internamente all'ente divide due fazioni.

Da una parte i tre consiglieri d'indirizzo rappresentanti il Comune di Ravello (Giuseppe Liuccio, Gianpaolo Schiavo e Lelio Della Pietra) che denunciano illegittimità proprio da parte del Comune nelle procedure di individuazione del rup, Secondo Amalfitano, dall'altra il presidente della Fondazione Sebastiano Maffettone che mai come stavolta sembra essersi schierato dalla parte del sindaco Salvatore Di Martino e del direttore di Villa Rufolo Secondo Amalfitano convinto che bisogna badare alla bontà del progetto e non troppo alle procedure.

Intanto a cercare di fare ulteriore chiarezza nella vicenda è il consigliere Gianpaolo Schiavo attraverso una lettera inviata al nostro giornale che pubblichiamo integralmente di seguito in cui "bacchetta" il presidente Maffettone.

 

Per una questione di stile risponderemo approfonditamente e nello specifico direttamente e personalmente al Presidente Maffettone, evitando di continuare a rinfocolare polemiche attraverso gli organi di stampa. Lo avremmo già fatto evitando quest'ulteriore brutta pagina, se, come suo dovere, il Presidente avesse convocato il Consiglio Generale d'Indirizzo, anche a seguito di motivate richieste da parte degli scriventi, reiterate e sollecitate a più riprese e attraverso varie modalità in questi ultimi sei mesi. Risale infatti al 18 marzo l'ultima seduta dell'importante Organo statutario, mentre nel frattempo diverse decisioni e impegni sono stati assunti, senza la benché minima consultazione e in spregio alle prerogative del Consiglio, a colpi di riunioni con cadenze ravvicinate del solo CdA con Ordini del Giorno contenenti qualsiasi argomento anche di pertinenza del Consiglio d'Indirizzo, spesso raffazzonati, imprecisi o assemblati all'ultimo momento alla bene e meglio (come i mobili dell'IKEA!). Già è da considerarsi un assurdo dover interloquire o avere l'unica possibilità di confronto tra componenti di una stessa Istituzione solo sulle pagine dei giornali, pur avendo a disposizione luoghi e strumenti deputati a ciò; ma le regole del confronto nelle sedi statutarie, come tanti altri aspetti non solo formali, in Fondazione sono state puntualmente e scientemente disattese e ignorate dal Presidente e dal Segretario Generale. Però a questo punto una considerazione di carattere sostanziale e dirimente va fatta leggendo l'intervento del Presidente Maffettone: ancora una volta, alle nostre puntuali segnalazioni, denunce, richieste, diffide presentate regolarmente e secondo procedura alla Governance della Fondazione si è preferito, in modo arrogante e miope, non dover dare alcun seguito o riscontro (verbale o scritto - formale o informale). A quelle stesse segnalazioni, alle motivazioni autentiche e legittime che le avevano ispirate, riprese poi dai giornali, il Presidente Maffettone ha nuovamente ritenuto di non risponderci nel merito, eludendo i contenuti e la portata delle segnalazioni. Non ci ha detto neppure stavolta se queste nella sostanza sono fondate e appropriate (anche se poi, nei fatti, è stato costretto a fare marcia indietro, a rivedere decisioni già assunte in maniera superficiale, a risistemare e completare atti palesemente pasticciati e illegittimi, a smentire cose già dette e annunciate, mettendo "pezze" che evidenziano ancor più il vestito sdrucito!). Ha preferito, invece, la strada più comoda e popolare, distraendo l'attenzione da queste riflessioni, accusandoci di essere mossi da interessi di parte, di volontà e desiderio di destabilizzare una gestione di successo, di essere più attenti ai dettagli (sic!) e alla procedura che ai risultati conseguiti o da conseguire. A questo proposito in primo luogo è da chiarire che se qualsiasi cosa anche positiva poggia su basi irregolari, o quanto meno imprecise, non si può e non si deve far finta di niente o passarci sopra, specie se si hanno delle responsabilità e degli incarichi pubblici, a maggior ragione se questo procedere può nuocere a persone o Istituzioni che condividono questi percorsi. Sarebbe interessante conoscere, per esempio, il pensiero dei Sindaci dei Comuni della Costiera aderenti al Progetto "Capitale Italiana della Cultura" riguardo quanto accaduto, e se ritengono sia stato importante riportare a regolarità (si spera) l'iter della pratica, anche per le loro Amministrazioni e le loro Comunità. Non è pensabile non sistemare gli atti o ritenere questi ultimi secondari e superflui in nome solo di un obbiettivo (quale obbiettivo?). Per queste ragioni, lungi da noi l'intenzione di voler fare affondare progetti, a maggior ragione se meritori e condivisibili, ma non ci si può chiedere di fare le scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano. Questo tentativo maldestro di farci passare per degli "sfascisti", del resto, è lo stesso più volte tentato e messo in atto da altri "personaggi", che continuano a operare più o meno nell'ombra, è un linguaggio già ascoltato da chi si è incoronato come difensore e baluardo unico dei valori e del
bene della collettività ravellese o del territorio, e poi si assicura e si ritaglia ruoli e incarichi diretti o indiretti in più contesti. Dal Presidente Maffettone certo non ci aspettavamo un grazie per aver evitato, con il nostro doveroso intervento, a lui e alla Fondazione conseguenze gravi e spiacevoli, ma neppure avremmo immaginato questa sua reazione con i toni così accesi e veementi. Neppure quando non tanto tempo fa lo stesso professore Maffettone fu attaccato violentemente dall'Avvocato Di Martino e dalla sua amministrazione (vedi delibere, assemblea pubblica, profili Facebook del movimento Rinascita Ravellese, ecc., ecc.) con accuse e offese sgradevoli alla sua persona, alla sua onorabilità professionale e alla sua funzione di Presidente della Fondazione, ai risultati artistici del Festival 2016, lo abbiamo visto così reattivo e stizzito. Allora venne a chiedere solidarietà e appoggio in Consiglio Generale d'Indirizzo, sostegno che ricevette immediatamente e incondizionatamente soprattutto da parte di noi tre reprobi. Ma se si sa che la politica e i loro rappresentanti dimenticano subito, mettendo da parte posizioni e coerenze a ogni cambio di scenario o di convenienze strategiche, i filosofi dovrebbero avere una memoria del passato sempre presente e lucida. Un altro elemento di verità che ci preme riaffermare, confutando le convinzioni del Presidente Maffettone, è che noi tre Consiglieri d'Indirizzo abbiamo da sempre rappresentato l'anima critica della Fondazione, e se c'è stato da protestare o da evitare abusi, irregolarità o ingerenze proprio della politica lo abbiamo fatto in qualsiasi stagione, in prima persona, mettendoci la faccia, con argomentazioni valide e coerenti (vedi ricorso al TAR e annullamento del Commissariamento), proprio perché non siamo lì per motivi o "meriti" politici, ma per le nostre storie personali e professionali, a prescindere dai colori e dalle fazioni. Non votiamo, né abbiamo residenza a Ravello, né tantomeno abbiamo interessi personali o professionali in loco. Il professor Maffettone non ha mai ascoltato un nostro intervento verbale o scritto a difesa di questa o quella posizione politica, ma soltanto osservazioni e contributi sempre in ragione di aspetti squisitamente tecnici, formali, di profilo culturale e nei colloqui tra noi (anche nelle scarne risposte ai nostri quesiti), erano ben altre o rivolte ad altri le sue doglianze in tal senso. Ora sembra aver acquisito la stessa prosa e i medesimi argomenti tirati in ballo in tante occasione dai "soliti noti", assuefacendosi a una pax generica e a una apparente condivisione di facciata che è solo un equilibrismo di convenienza.

 

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